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L'esperienza
appena descritta
illustra molto bene i concetti di
errore e di incertezza di misura, già introdotti a livello
intuitivo e sui quali si tornerà in termini più formali nel
seguito.
La differenza fra i valori stimati e quelli letti al nonio rappresenta
l'errore di stima che si commette di volta in volta, in quanto
il valore letto al nonio è in buona approssimazione quello ``vero''.
Dalla conoscenza di questi errori tipici (da meglio definire)
si può risalire all'incertezza della misura derivante dalla sola stima.
Consideriamo alcuni casi particolarmente istruttivi.
- Supponiamo di sapere che un'ipotetica persona
A (nessuna di quelle della tabella 2.2)
si sbaglia ``in media'' di 0.02cm
sia in più che in meno.
Se in una misura succesiva effettuata in condizioni analoghe lui
stimerà 23.54cm, quanto si crederà a questa a affermazione?
Ragionevolmente si tenderà a credergli ``entro 0.02cm''.
- Immaginiamo invece che un'altrettanto ipotetica persona B tenda
in media a sovrastimare le lunghezze di
0.02 cm e che la dispersione degli errori intorno a questo
errore sistematico medio sia soltanto di 0.01 cm.
Se costui stimerà 15.67 cm chiaramente si tenderà a credere che
il valore vero sia
``entro 0.01 cm'' intorno a 15.65 cm, avendo corretto la sua stima
per l'errore medio.
- Supponiamo che sei persone che si comportino come A stimino
18.33, 18.36, 18.34, 18.31, 18.34, 18.37 cm. Chiaramente, non
essendoci nessun motivo per ritenere qualcuna di queste stime più
o meno giusta delle altre si tenderà a pensare che
``in medio stat virtus''. E fin qui va bene.
Però se si prova a stimare
l'ampiezza dell'intervallo entro
cui si può credere che il valore vero
sia compreso, l'intuizione potrebbe dare una risposta (``entro 0.03 cm'')
ben lontana da quella corretta
(``entro 0.008 cm''). Per arrivare a queste conclusioni bisognerà
prima aver imparato - anticipiamo il risultato - che le stime medie
effettuate indipendentemente da 6 persone equivalenti sbagliano
tipicamente di un fattore
rispetto a quanto sbaglia
la singola persona.
- Supponiamo di porci nelle condizioni del punto 1, ma sapendo che
lo strumento usato non è calibrato perfettamente.
Più precisamente, lo sperimentatore
sa che esso può
essere scalibrato al massimo dello 0.5% in più o in meno.
Ciò significa che, anche se la lettura fosse perfetta,
si crederà
al risultato entro 0.12 cm. Quindi l'incertezza dovuta all'errore
di lettura di 0.02 mm diventa trascurabile. È anche chiaro,
se si è interessati ad una sola grandezza, non ha
alcun senso fare medie fra più letture o
sforzarsi di leggere al meglio, essendo consapevoli
di una ``inevitabile''incertezza di questo tipo. In particolare,
se questa incertezza non è tollerabile ai fini che l'esperimento
si propone, bisogna ricalibrare lo strumento o
procurarsene un altro migliore.
- Continuando sul punto precedente,
è altrettanto ovvio che, se misuriamo due grandezze
con lo stesso strumento e siamo interessati al loro rapporto,
l'errore ignoto di scala dello strumento non avrà alcuna
influenza sul risultato. Queste riflessioni insegnano che
gli ``errori sistematici'' andranno trattati con cautela,
per non sovrastimare o sottostimare sostanzialmente
l'incertezza sul risultato finale.
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Giulio D'Agostini
2001-04-02