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Documentazione del lavoro sperimentale

Lo studente che affronta per la prima volta il tema della sperimentazione è stato precedentemente esposto a questioni scientifiche attraverso la lettura di libri di testo, di voci di enciclopedia o di articoli e libri divulgativi. Queste fonti di documentazione rappresentano gli ultimi passi del processo di riduzione di dati, spesso effettuata su scala planetaria, mettendo insieme informazioni dei laboratori di tutto il mondo.

Passiamo in rassegna i diversi livelli di documentazione di un lavoro scientifico:

Quaderno di laboratorio:
rappresenta il diario di bordo dello sperimentatore (in inglese logbook). In esso sono riportati i dati originali ed eventuali informazioni che potranno servire alla loro elaborazione. È concepito ad uso dello sperimentatore o del gruppo che esegue le misure. Nel seguito daremo alcuni consigli sul modo di redigerlo, al fine di trarre il massimo profitto, in fase di analisi, delle informazioni in esso contenute.
Nota tecnica:
è indirizzata ai colleghi di un programma di ricerca. Essa è comunque utile anche quando si lavori in piccoli gruppi e addirittura alla stessa persona che ha eseguito le misure. Infatti, scrivendo ci si rende conto di salti logici, controlli non effettuati ed altre incongruenze. A questo punto un logbook ben redatto è di vitale importanza per non dover ritornare in laboratorio a ripetere misure, o addirittura a dover ricominciare l'intero lavoro in caso di forti dubbi su alcune condizioni di lavoro non considerate o delle quali si è persa memoria. Nella nota tecnica si cerca di descrivere il più fedelmente possibile l'apparato sperimentale e le procedure eseguite. In pratica tale documentazione deve essere in grado di fornire a noi stessi e ai colleghi le informazioni sufficienti per poter ripetere le misure nelle stesse condizioni.
Articolo scientifico:
rappresenta il punto conclusivo di un esperiemento o di una serie di esperimenti. In gergo è chiamato anche ``il lavoro'' ed indica appunto che esso rappresenta il risultato di un lavoro di ricerca ed è infatti utilizzato come uno dei criteri di valutazione delle capacità di un ricercatore (``quello che non è pubblicato non è stato fatto'', usa ripetere un collega tedesco; ``publish or perish'' dicono i ricercatori americani facendo riferimento alla politica di finanziamento scientifico).
L'articolo viene pubblicato su una rivista scientifica (tipicamente a diffusione internazionale e quindi in inglese) in base al consenso di un ``referee'' (arbitro) anonimo che giudica la validità del contenuto al fine dell'aumento di conoscenza della comunità scientifica su quel determinato argomento. I risultati sono presentati in forma sintetica, inquadrati nella linea di ricerca del settore e comprensibili agli specialisti del settore, indipendentemente dalla loro conoscenza del dettaglio della strumentazione e delle procedure utilizzate. Deve contenere invece una descrizione accurata dell'oggetto della misura (a meno che esso non sia ben noto alla comunità scientifica) in modo tale da permettere ad altri sperimentatori di riprodurre il risultato. (La differenza fra ripetitività e riproducibilità verrà discussa nel paragrafo 11.2.1).
Articolo di rassegna:
presenta in un quadro unitario risultati sperimentali e previsioni teoriche di un certo settore, con l'intento di metterne in risalto l'eventuale accordo o disaccordo e di trarre delle conclusioni su quello che la comunità scientifica ha imparato dopo anni di ricerca, citando i contributi dei vari ricercatori che hanno contribuito.
Monografia:
a questo punto la distinzione fra cosa sia un articolo di rassegna, cosa una monografia e cosa un libro specialistico diventa sottile.
Libro di testo:
è pensato per essere usato da studenti e quindi dovrebbe essere in grado di coprire sufficientemente gli argomenti svolti in un intero corso o in una parte di esso (in realtà poi nessun docente è completamente soddisfatto di un unico testo, e gli studenti si lamentano che i libri costano $ \ldots$).
In un libro di testo, anche di argomenti specialistici, il riconoscimento del contributo dei vari ricercatori diventa inessenziale (con eccezioni di casi notevoli) e si dà la priorità all'inquadramento generale della materia e alle esigenze didattiche. Spesso la coerenza logica del libro di testo è anteposta al reale processo storico - a volte con risultati al limite della mistificazione - e induce gli studenti a farsi delle idee ``strane'' su cosa succede nell'ambiente della ricerca. Non c'è migliore antidoto contro tale pericolo che la frequenza del laboratorio.

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Giulio D'Agostini 2001-04-02