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Come nuovo passo nell'analisi dei dati dell'esperienza
del contatore, calcoliamo il valore della radioattività
in funzione della durata della misura e riportiamolo
su un grafico
(figura 4.6).
Allo scopo di condensare la scala orizzontale (in realtà vedremo
in seguito che c'è dietro anche una ragione più profonda) riportiamo
sull'asse delle ascisse la radice quadrata del tempo. Ogni puntino
rappresenta una singola misura. Si vede chiaramente come
per ogni classe di tempo di misura i valori sono distribuiti
intorno ad un valore di radioattività circa costante.
Cambia invece
la dispersione dei valori.
Intuitivamente si può dire che una singola
misura
da 300 s determina il valore vero
della radioattività con minore incertezza
di una singola misura da 3 s. Per essere più precisi,
nell'ipotesi che la radioattività si mantenga costante una
misura da 300 s deve fornire un'informazione di qualità
confrontabile a 100 misure da 3 s ciascuna.
Figura:
Dati dell'esperienza del pallinometro.
Frequenza relativa con cui le palline
cadono nella casella centrale e in quella laterale in funzione
della radice quadrata del numero di palline lanciate.
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Come prima analisi dei dati del pallinometro grafichiamo
(figura 4.7) le frequenze relative
del numero di volte con cui le palline terminano
nel bin centrale e in quello laterale in funzione
del numero di lanci (in realtà
si è preferita la sua radice quadrata, per gli stessi motivi
dell'esperimento precedente).
Ogni puntino della figura rappresenta quindi
il risultato di una sequenza. Le frequenze relative tendono ad addensarsi
intorno a 0.5 per il bin centrale e intorno a 0.25 per quello
laterale.
Se si prova ad estrapolare il comportamento della frequenza per
un grandissimo numero di lanci si può ragionevolmente
affermare
che sembra poco probabile che possano verificarsi
valori di frequenza troppo lontani
rispettivamente da 0.5 o da 0.25.
Figura:
Esperienza del pallinometro. Differenza fra il numero
di palline cadute nel bin centrale e quelle cadute altrove. È lo stesso
andamento che si avrebbe se lanciando n volte una moneta si
calcolasse la differenza fra il numero di teste e il numero di croci.
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Un'altra analisi interessante è quella della differenza fra
il numero di palline che termina nel bin centrale e la somma del numero di
palline che va negli altri due
in funzione del numero di lanci. Ingenuamente si potrebbe pensare
che, poiché le frequenze tendono ad essere circa uguali, tale
differenza tenderà a ridursi. In realtà si può verificare
facilmente che da un lancio all'altro
la differenza oscilla sempre intorno a zero, ma
l'entità delle fluttuazioni
cresce in entrambe le direzioni all'aumentare del numero
di lanci (figura 4.8).
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Giulio D'Agostini
2001-04-02