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Se in un recipiente contenente
una massa di acqua
alla temperatura
si introduce una sostanza
che non reagisce con l'acqua avviene uno scambio di calore:
 |
(13) |
dove
indica il calore specifico dell'acqua,
la
temperatura di equilibrio,
e
la massa e il calore specifico
della sostanza e
la temperatura iniziale
di quest'ultima.
La (
)
è valida solo se l'acqua e la sostanza di cui si
vuole misurare il calore specifico formano
un sistema isolato. Ma il recipiente e gli accessori
(termometro e agitatore), che indicheremo nel seguito
globalmente come calorimetro,
partecipano anch'essi allo scambio termico.
Quindi bisogna aggiungere un termine pari alla capacità termica
del calorimetro
moltiplicata per
. Risulta pratico esprimere la capacità
del calorimetro come una massa di acqua equivalente,
il cosidetto equivalente in acqua del calorimetro.
Questa schematizzazione facilita la stima dell'ordine di grandezza
della pertubazione che la presenza del calorimetro apporta alla
(
).
L'equazione che regola lo scambio termico è
allora, indicando con
l'equivalente in acqua del calorimetro:
 |
(14) |
Questa formula è valida nelle condizioni ideali
in cui soltanto acqua, oggetto e calorimetro partecipano
allo scambio termico. In realtà durante le misure
c'è una dispersione di calore verso l'ambiente. In particolare,
il non trascurabile scambio di calore con l'ambiente, combinato con il
tempo necessario affinché l'oggetto si termalizzi, rende
non direttamente accessibile alla misura.
Essa può essere ottenuta soltanto mediante opportune
estrapolazioni.
Vengono proposti due metodi per risolvere i problemi
sperimentali che si presentano nella misura:
- nel primo (A) si tenta di ridurre la dispersione di calore verso
l'esterno utilizzando come recipiente un thermos (una approssimazione
discreta di un calorimentro ideale sotto il punto di vista
di isolamento termico dall'ambiente esterno);
in questo caso
la capacità termica del calorimetro
non è trascurabile ed è perciò importante una misura
preventiva dell'equivalente in acqua del calorimetro
da utilizzare nella
(
;
- nel secondo (B) si
minimizza invece la capacità termica del calorimetro
fino a renderla quasi trascurabile, a scapito
di una grande dispersione di calore verso
l'ambiente: come ``calorimetro'' si utilizza un
bicchiere di plastica. L'effetto della dispersione verrà
compensato con opportune estrapolazioni.
Questi stessi dati possono essere elaborati per arrivare ad
una terza stima (metodo C) di
(i dettagli sono
in fondo a questo promemoria).
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Giulio D'Agostini
2001-04-02