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Bisogna sempre ripetere le misure? Rarità delle situazioni in cui $ \sigma _r$ sia completamente ignota

I casi precedentemente trattati potrebbero indurre a credere che, ogni volta che si deve determinare il valore di una certa grandezza fisica, si debba necessariamente ripetere la misura tante volte, o avere effettuato nel passato una lunga serie di misure di quel misurando in quelle condizioni, o almeno aver effettuato misure in condizioni prossime a quelle di interesse. In realtà, questo non è assolutamente necessario, come ben sanno anche meccanici, falegnami e muratori. Ognuno di loro, nel suo ambito e con i propri strumenti, è perfettamente cosciente di quanto credere al valore misurato. In effetti è veramente raro il caso in cui un professionista faccia delle misure senza avere nessuna idea dell'errore (o dell'errore percentuale) che può commettere e, quindi, della corrispondente incertezza sul valore della grandezza di interesse. L'esperienza acquisita su misure analoghe permette di valutare $ \sigma _r$ anche nei casi in cui si sia eseguita una sola misura. Questo valore può essere quindi utilizzato nella stima delle incertezze, come è stato sempre fatto, più o meno coscientemente, dagli sperimentatori e come raccomandato nella Guida ISO (vedi paragrafo 21).

Terminiamo con un'ultima raccomandazione, dedicata a tutti coloro che affermano, a ragione, che nella loro attività di ricerca ``è impossibile il calcolo degli errori''. Sono perfettamente d'accordo con loro se si riferiscono al modello standard stereotipato di deviazione standard, propagazione, etc., ovvero a schematizzare il processo inferenziale nel paradigma prior-verosimiglianza-posterior. In questi casi non banali, l'extrema ratio è una valutazione puramente soggettiva, alla luce della regola normativa della coerenza, eseguita rispondendo a domande del tipo: ``quanto credo - io - nel numero che ho ottenuto?''; ``quanto è ampio l'intervallo di valori tale da essere in stato di indifferenza rispetto all'eventualità che il valore vero vi sia compreso o no?'' (Questo definisce un intervallo al 50% di probabilità.). Ci si rende conto allora che in realtà, molto spesso, si sa molto di più di quello che si pensava. Questo è il motivo per cui anche quelli che ``non calcolano gli errori'' poi, in pratica, quando sono messi alle strette con queste domande, limitano le cifre con cui forniscono il risultato, o si esprimono sull'eventuale accordo con valori teorici o con altri risultati, sebbene i numeri sono diversi fra loro in senso matematico. Questo ultimo discorso verrà formalizzato meglio nel paragrafo 21, quando si discuterà la valutazione delle cosiddette incertezze di tipo B.


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Giulio D'Agostini 2001-04-02