Prima di andare avanti c'è da fare una osservazione
sulla notazione. Per alleggerire le formule indicheremo
con ,
, etc. direttamente i valori veri
delle grandezze (precedentemente
indicati con
,
, etc.)
e non più quelli osservati. Con
e
saranno invece indicati i valori attesi dei valori veri
(in pratica le medie aritmetiche ottenute dalle misure dirette).
Per capire bene il problema, partiamo da variabili discrete. Per
semplicità prendiamo due grandezze,
e
, che possono assumere soltanto
tre valori, con distribuzione uniforme.
Ad esempio:
,
,
;
,
,
. Essendo tutti i valori
equiprobabili abbiamo:
.
Se adesso siamo interessati alla variabile
, l'incertezza
sul valore di
e di
si propaga sul
valore di
.
Il caso discreto con tre soli valori possibili permette
di seguire il ``flusso di incertezza'', come mostrato in
tabella 17. La variabile può essere
un numero compreso fra 13 e 16, ma a differenza di
e di
, i valori non sono tutti equiprobabili. Infatti, mentre
i valori estremi si possono verificare per una particolare
coppia di
e di
, ci sono più coppie che possono
produrre gli altri valori. In particolare, il valore
è quello più probabile semplicemente perché esso
può essere ottenuto da possibili coppie.
Un caso analogo, leggermente più complicato, è mostrato in figura 8. Si tratta delle distribuzioni di probabilità della somma degli esiti di 1, 2 e 3 dadi.
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Si capisce inoltre come, per simmetria, la distribuzione delle differenze intorno al valore centrale debba essere uguale a quella delle somme.
Quindi, per due variabili indipendenti si ottiene la seguente regola di propagazione:
Dalla (21)
si ottiene la regola generale per una funzione qualsiasi,
mediante linearizzazione intorno ai valori attesi. Infatti se
indichiamo con la generica funzione delle due variabili
casuali
e
, abbiamo
Si ricordi che la (22) è basata su una linearizzazione.
La funzione deve essere abbastanza lineare un certo numero
di deviazioni standard intorno alle migliori stime delle
variabili di partenza.
Questo è generalmente vero
se le sono molto minori delle stime. Se la funzione è lineare
non c'è nessun vincolo sul valore di
. Ad esempio,
se
, con
e
, si ha
.
Per quanto riguarda l'uso della formula di propagazione, si raccomanda di fare una lista dei contributi all'incertezza totale dovuti a ciascun termine da cui la grandezza finale dipende. Questo permette di capire quale contributo sia maggiormente responsabile e sul quale bisogna intervenire al momento di pianificare un nuovo esperimento. Quindi la formula (22) può essere riscritta nel seguente modo, didatticamente più valido: