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I casi precedentemente trattati potrebbero indurre a credere che,
ogni volta che si deve determinare il valore di una certa grandezza
fisica,
si debba necessariamente ripetere la misura tante volte, o
avere effettuato nel
passato una lunga serie di misure di quel
misurando in quelle condizioni,
o almeno aver effettuato misure in condizioni prossime a quelle di interesse.
In realtà, questo non è assolutamente necessario,
come ben sanno anche meccanici, falegnami e muratori. Ognuno di loro,
nel suo ambito e con i propri strumenti,
è perfettamente
cosciente di quanto credere al valore misurato.
In effetti è veramente raro il caso in cui un professionista
faccia delle misure senza avere nessuna idea dell'errore
(o dell'errore percentuale)
che può commettere e, quindi, della corrispondente incertezza
sul valore della grandezza di interesse. L'esperienza
acquisita su misure analoghe permette di valutare
anche nei casi in cui si sia eseguita una sola
misura. Questo valore può essere quindi utilizzato
nella stima delle incertezze, come è stato sempre
fatto, più o meno coscientemente, dagli sperimentatori
e come raccomandato nella Guida ISO
(vedi paragrafo 11.8).
Terminiamo con un'ultima raccomandazione, dedicata a tutti coloro
che affermano, a ragione, che nella loro attività
di ricerca ``è impossibile il calcolo degli errori''.
Sono perfettamente d'accordo con loro se si riferiscono al modello standard
stereotipato di deviazione standard, propagazione, etc.,
ovvero a schematizzare il processo inferenziale nel paradigma
prior-verosimiglianza-posterior.
In questi casi non banali, l'extrema ratio è una valutazione
puramente soggettiva, alla luce della regola normativa
della coerenza, eseguita rispondendo a domande del tipo:
``quanto credo - io - nel numero che ho ottenuto?''; ``quanto
è ampio l'intervallo di valori tale da essere in stato di indifferenza
rispetto all'eventualità che il valore vero vi sia compreso o no?''
(Questo definisce un intervallo al 50% di probabilità.).
Ci si rende conto allora che in realtà, molto spesso, si sa molto
di più di quello che si pensava. Questo è il motivo per cui anche quelli
che ``non calcolano gli errori'' poi, in pratica,
quando sono messi alle strette con queste domande,
limitano le cifre con cui forniscono
il risultato, o si esprimono sull'eventuale accordo
con
valori teorici o con altri risultati, sebbene i numeri
sono diversi fra loro in senso matematico.
Questo ultimo discorso verrà formalizzato meglio nel paragrafo
11.8, quando si discuterà la valutazione
delle cosiddette incertezze
di tipo B.
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Giulio D'Agostini
2001-04-02