 
 
 
 
 
 
 
  
 e che 
la variabile può assumere un qualsiasi valore intero positivo. 
Questo ci mostra che, se associassimo all'incertezza di previsione
l'ampiezza dell'intervallo nel quale la variabile può verificarsi, 
questo sarebbe lo stesso (e per lo più di ampiezza infinita)
per qualsiasi
 e che 
la variabile può assumere un qualsiasi valore intero positivo. 
Questo ci mostra che, se associassimo all'incertezza di previsione
l'ampiezza dell'intervallo nel quale la variabile può verificarsi, 
questo sarebbe lo stesso (e per lo più di ampiezza infinita)
per qualsiasi  . Ciò contrasta 
con l'idea intuitiva che la previsione del numero di prove
 per avere testa nel lancio di una moneta sia meno incerta 
del numero di settimane che bisogna attendere affinché 
esca un prefissato numero in una certa ruota del lotto.
. Ciò contrasta 
con l'idea intuitiva che la previsione del numero di prove
 per avere testa nel lancio di una moneta sia meno incerta 
del numero di settimane che bisogna attendere affinché 
esca un prefissato numero in una certa ruota del lotto.  
Per arrivare alla definizione operativa, utilizziamo il concetto intuitivo secondo il quale se la previsione è ``buona'' (``poco incerta'') ci aspettiamo piccoli scarti fra il valore che si verificherà e la previsione stessa, ove per scarto intendiamo
 E
   E 
 .  
Si può facilmente 
 dimostrare come questa grandezza
non sia adatta a misurare l'incertezza di previsione, essendo identicamente
nulla per qualunque distribuzione:
.  
Si può facilmente 
 dimostrare come questa grandezza
non sia adatta a misurare l'incertezza di previsione, essendo identicamente
nulla per qualunque distribuzione:
 E
E 
 ) sono compensati - in peso -  
da quelli negativi (
) sono compensati - in peso -  
da quelli negativi ( ), anche se essi differiscono in numerosità
(la distribuzione geometrica ne è un buon esempio).
), anche se essi differiscono in numerosità
(la distribuzione geometrica ne è un buon esempio).
Si potrebbe quindi provare con il valore atteso del modulo degli scarti. Tale quantità è in linea di principio accettabile, ma in pratica si preferisce il valore atteso del quadrato degli scarti perché, per dirla alla buona, è più comodo lavorare con i quadrati che con i moduli. Inoltre la quantità che ne risulta è - come vedremo fra breve - formalmente coniugata al valore atteso come il momento di inerzia lo è rispetto al baricentro. Infine, la grandezza risultante gode di proprietà generali molto interessanti e molto interessanti ai fini delle applicazioni (vedi paragrafo successivo e capitolo 10.)
Il valore atteso dei quadrati degli scarti  è più spesso 
chiamato varianza ed è indicato dal simbolo
 (o semplicemente
 (o semplicemente  se non ci sono ambiguità):
 se non ci sono ambiguità):
 è uguale a quella di
è uguale a quella di  ). 
Esplicitando l'operatore valore atteso otteniamo
la seguente definizione operativa:
). 
Esplicitando l'operatore valore atteso otteniamo
la seguente definizione operativa: 
 , otteniamo
, otteniamo
|  |  |  | 
 .
.
Questa grandezza caratterizza la dispersione dei valori che possono verificarsi intorno a quello di previsione, ma ha l'inconveniente di non essere facilmente percepibile a livello intuitivo, non essendo omogenea alla previsione stessa. Si preferisce allora introdurre la deviazione standard, o scarto quadratico medio, definita come la radice quadrata (positiva) della varianza:
|  | (6.35) | 
Quindi nel seguito associeremo il concetto qualitativo di "incertezza", quello operativo di incertezza standard, legato alla deviazione standard della distribuzione di probabilità.
In conclusione, il modo di riassumere sinteticamente lo stato di incertezza su un numero aleatorio consisterà in una affermazione del tipo:
| ``previsione  incertezza standard''  | (6.36) | 
| ``  |  | E  '' | 
Come è noto nella vita quotidiana, quello che spesso interessa non è tanto l'entità dell'incertezza di previsione, quanto il suo valore rapportato a quello della previsione stessa. Ad esempio un'incertezza di 10 cm è enorme se riferita alla lunghezza di tavolo, piccolissima se riferita alla distanza fra due specchi distanti 10 km. La qualità della previsione è quantificata quindi dall'incertezza relativa (spesso espressa come percentuale). Essa è quantificata dal coefficiente di variazione, definito come
|  | (6.37) | 
A volte può essere opportuno aggiungere qualche altra grandezza che quantifichi in qualche modo convenzionale la forma della distribuzione, come può essere il grado di asimmetria fra le aspettative di scarti positivi rispetto a scarti negativi (vedi paragrafo 6.13).
 
 
 
 
 
 
