Considerando la sopravvivenza di ciascuna persona da un anno all'altro, ci sono due modalità elementari, ma esse sono per fortuna non equiprobabili e quindi la ``definizione'' di Laplace è inapplicabile.
Il problema fu risolto compilando delle tabelle di mortalità per le varie età e stimando la probabilità dalla frequenza (ovvero da quante volte quel tipo di evento si è verificato nel passato).
Per essere più concreti - e meno macabri -
interessiamoci ad esempio alla valutazione della probabilità
di sopravvivenza nell'arco di un anno
delle persone di una certa
classe di età. Assumiamo che il di gennaio di un certo
anno la popolazione sia costituita da
individui
di una certa età e che il
gennaio
dell'anno successivo siano ancora in vita
di quegli
. Questo era
ritenuto equivalente ad aver compiuto
esperimenti
- o prove - dei
quali
hanno dato esito favorevole e
esito
sfavorevole. Ciascuna prova è inoltre considerata indipendente
dall'altra e la probabilità di esito favorevole è
ritenuta costante (è facile intuire come questa schematizzazione
sia particolarmente rozza e che non potrà mai portare ad una
valutazione della probabilità di sopravvivenza del singolo individuo,
ma al più ad una probabilità
relativa all'individuo tipo).
Nel valutare la probabilità di sopravvivenza dei nuovi
individui che hanno ora raggiunto tale età si effettua il
seguente ragionamento: in generale,
se la valutazione di probabilità è corretta,
l' esito a cui è assegnata probabilità più elevata
è quello dei due che si ritiene
possa accadere
più facilmente. In particolare, se uno dei due fosse
impossibile non accadrebbe mai, mentre se fosse certo
si verificherebbe con sicurezza.
Supponendo che il processo si ripeta nel futuro
con le stesse condizioni
con cui era avvenuto nel passato allora il ragionamento
precedente può essere invertito
(``l'esito più frequentemente accaduto è quello che ``aveva''
maggiore probabilità di accadere'')
ed esteso al futuro
2.3.
La probabilità che i nuovi individui
di quella classe di età sopravvivano è quindi
ritenuta proporzionale al numero di eventi favorevoli ()
dell'anno precedente:
.
Poiché l'evento
certo (``qualcosa deve accadere''), proporzionale a
,
viene convenzionalmente posto uguale ad 1,
si ottiene che il fattore di proporzionalità vale
. Ne segue che
. Ovvero che
la frequenza relativa di successo nel
passato viene adottata a misura della
probabilità di successo nel futuro.
Estendendo il semplice problema dell'esperimento con due esiti
ad esperimenti a molti esiti, come potrebbe essere ad esempio
quello di
misure
nelle quali il risultato si può presentare in tante modalità
diverse (sia
la
-ma modalità), otteniamo
![]() |
(2.2) |
![]() |
(2.3) |
![]() |
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frequenza relativa di successo![]() |
Quindi anche in questo caso spetta a chi valuta la probabilità decidere, con un ampio margine di arbitrarietà, se l'ipotesi di ``stesse condizioni'' è verificata e se le prove si svolgeranno nel futuro come si erano svolte nel passato. Ad esempio, se in una popolazione si sviluppa improvvisamente un'epidemia o se, al contrario, migliorate condizioni di vita e assenza di eventi bellici diminuiscono la mortalità non ci si può più basare sulle tabelle di sopravvivenza degli anni precedenti.
È da notare inoltre come la richiesta di un grande numero di prove possa essere in contrasto con la non - o scarsa - ripetibilità del fenomeno sotto studio. In genere sia lo strumento che la grandezza da misurare2.4possono subire modificazioni nel corso del tempo. Che senso avrebbe, ad esempio, affermare che al 95% di probabilità una navicella spaziale si trova in un certo istante in una certa regione di spazio se si credesse che il solo modo di intendere la probabilità sia quello basato sulla frequenza?