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Legge empirica del caso e ``definizione'' frequentista


Tabella: Risultati della simulazione al computer di estrazioni con probabilità a priori di successo pari a 1/2. $ T$ e $ C$ stanno per ``testa'' e ``croce'' per analogia con il lancio di monete perfette. $ N^i$, $ N_T^i$ e $ f_{N_T^i}$ indicano il numero di ``lanci'', il numero di ``teste'' e la loro frequenza relativa. È anche riportato il valore assoluto della differenza fra numero di teste e ``numero'' di ``croci''.
i $ N^i$ $ N^i_T$ $ N^i_T/N^i_C$ $ f(N_T^i)$ $ \vert N^i_T - N^i_C\vert$  
1 10 3 0.42857 0.3 4  
2 100 53 1.12766 0.53 6  
3 1000 484 0.93798 0.484 24  
4 10000 4956 0.98255 0.4956 88  
5 100000 49983 0.99932 0.49983 34  
6 1000000 500475 1.00190 0.500475 950  
7 10000000 5000790 1.00032 0.5000790 1580  


Nel passato ha avuto grande importanza la constatazione empirica che, per i semplici casi in cui si sa calcolare la probabilità mediante ragionamenti di simmetria (``definizione'' di Laplace), si nota che la frequenza relativa ``è in genere prossima'' al valore di probabilità calcolato a priori. In effetti, sperimentalmente risulta che questo è ``praticamente vero'' quando il numero di prove è molto grande. In altri termini, maggiore è il numero di prove e ``meno frequentemente succede'' di osservare grandi scarti della frequenza dal valore di probabilità, ovvero

``$\displaystyle \mbox{$\lim_{N \rightarrow \infty}$}$''$\displaystyle \, \frac{N_E}{N} = p$ (2.4)

Figura: Frequenza relativa dell'evento ``Testa'' in funzione del numero di eventi in un esperimento simulato del lancio di una moneta. Sono riportate quattro sequenze indipendenti.
\begin{figure}\centering\epsfig{file=fig/limite_frequenze.eps,width=\linewidth,clip=}\end{figure}

Esempi (simulati al computer) di frequenza relativa in funzione del numero dei lanci di una moneta sono mostrati nella tabella 2.1 e nella figura 2.1.

Questo tipo di osservazioni sperimentali ha condotto ad enunciare la così detta legge empirica del caso:

In una serie di prove ripetute un gran numero di volte nelle stesse condizioni, ciascuno degli eventi possibili si manifesta con una frequenza relativa che è circa uguale alla sua probabilità. L'approssimazione migliora con il numero delle prove.
Questo fatto prettamente empirico ha suggerito di ribaltare la (2.4) e ``definire'' la probabilità in termini di frequenza relativa misurata in una successione arbitrariamente grande di prove:

$\displaystyle p = \lq\lq $$\displaystyle \mbox{$\lim_{N \rightarrow \infty}$}$$\displaystyle ''\ \frac{N_E}{N}\,.$ (2.5)

(il simbolo di limite è fra virgolette perché non ha niente a che vedere con i limiti intesi in senso matematico). L'interesse del collegamento fornito dalla legge empirica del caso2.5consiste nel fatto di poter calcolare la probabilità anche in quelle circostanze in cui è difficile fare l'inventario di tutti i casi possibili ed equiprobabili su cui si basa la definizione classica di Laplace, con la convinzione che si stia sostanzialmente determinando la ``stessa'' quantità.

Come fatto notare a proposito della (2.4), anche la (2.5) non va intesa come un limite nel senso matematico. Non c'è infatti nessuna garanzia che data una grandezza piccola $ \epsilon$ esista un $ N_\circ$ arbitrariamente grande tale che se $ N>N_\circ$ ci sia l'assoluta certezza che la frequenza relativa differisca da $ p$ meno di $ \epsilon$.


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Giulio D'Agostini 2001-04-02