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Commento inviato il 25-9-07

Sfogliando i più diffusi libri di testo di Fisica per lo Scientifico si osserva che sono molto completi e quindi piuttosto massicci: più o meno attorno alle 1500 pagine complessivamente.
Si potrebbe pensare, allora, che le matricole di Fisica, Ingegneria e altre discipline tecnico-scientifiche, dopo essersi sorbiti questi manuali, non dovrebbero trovare molte difficoltà nei corsi universitari di Fisica generale. E invece...
Forse perché a scuola si svolge solo una piccola parte del corso? O perché vengono trattati molti argomenti, ma solo di sfuggita? O perché ciò che entra da un orecchio esce dall'altro, specie se non è richiesta una seria verifica al termine degli studi liceali?
Che ne pensate?

inviato da: CC-GVP

Commento inviato il 4-10-07

Parlero' dei libri di testo di matematica e fisica, la mia competenza riguardando l'insegnamento di queste discipline. Ho insegnato per 39 anni, prima in Istituti Tecnici Industriali, poi in un Liceo sperimentale. Ho anche partecipato, con diversi coautori, alla stesura di testi per la scuola.
Osservo come i libri di testo siano andati gonfiandosi negli anni. Il terzo volume (elettricita' e fisica moderna) del testo in assoluto piu' adottato dagli insegnanti dei licei scientifici e' arrivato a 600 pagine, tra testo vero e proprio e accessori (problemi ecc). Questo testo discende - e' il pro-pro-pronipote - di uno smilzo libretto firmato nientemeno che da Enrico Fermi. Mi si dira' che nei circa ottant'anni trascorsi da quella prima edizione la fisica ha fatto passi da gigante, e proprio nel terzo volume trovano posto alcune nozioni della cosiddetta fisica moderna. E' vero; ma voglio far notare che le ore settimanali dedicate alla fisica sono sempre le stesse; o forse in alcuni casi sono diminuite. La logica vorrebbe che si facesse posto per le nuove scoperte, restringendo lo spazio destinato alla fisica "classica": molto spesso, infatti, la congerie di nozioni che si trovano nei testi comprende oggetti obsoleti, autentici pezzi di antiquariato.
Questo non e' assolutamente un caso unico; il secondo libro, in quanto ad adozioni, ha piu' o meno la stessa entita', ed e' di qualita', secondo me, assai scadente.
All'estero la situazione mi sembra molto diversa; ho visto libri olandesi, austriaci e francesi, e tutti avevano dimensioni assai ridotte, ma certo la mia esperienza e' limitata. Anni fa, pero', ho trovato illuminante quanto ho letto in una pubblicazione (Benchmarks for Science Literacy) dell'AAAS americana (American Association for the Advancement of Science). Questa pubblicazione riguarda il Project 2061, un progetto incominciato nel 1985; e, condotto con grandi mezzi (tempo, numero dei partecipanti, danaro), e' stato sperimentato nelle scuole. Riporto alcune delle affermazioni di questo testo, che sottoscrivo in pieno
"Se vogliamo che gli studenti imparino bene scienza, tecnologia, matematica, dobbiamo ridurre radicalmente l'enorme quantita' di materiale che attualmente viene coperto dai programmi. I curricoli sovraccarichi favoriscono l'abilita' di indirizzare vocaboli, algoritmi e generalizzazioni in una memoria a breve termine, e impedisce l'acquisizione della comprensione".
Anche per la matematica osservo lo stesso fenomeno: alcuni libri sono arrivati a 1000 pagine/anno. E' chiaro che, alle negativita' di questo trend dal punto di vista della didattica, e' giusto anche deprecare l'eccessiva spesa che le famiglie si trovano ad affrontare.
Di chi la colpa? Gli editori devono sopravvivere alla concorrenza; sfornare libri piu' voluminosi rende, quindi si crea un feedback positivo che non si ferma. Gli insegnanti a volte non hanno la laurea in fisica e si sentono percio' insicuri, preferiscono non rischiare con un testo innovativo. E non voglio parlare di insegnanti pigri, che immagino siano veramente pochi.
Mi sembra che l'unica possibilita' per uscire da questa spirale perversa sia un intervento dello Stato, che riporti alla logica dei piedi in terra questo folle atteggiamento bulimico sul numero di pagine. Nel Ministero della Pubblica Istruzione dovrebbe esistere una commissione composta da alcuni competenti per ogni materia avente l'autorita' di definire il numero di pagine consigliato, o addirittura imposto, agli editori per ciascun testo e ordine di scuola. E naturalmente, occuparsi della qualita' e inoltre della appetibilita' per i ragazzi; ma di questo si puo' parlare un'altra volta.

inviato da: Silvia Tamburini

Commento inviato il 13-10-07

In una terza liceo scientifico ci sono 2 (due!!) ore di fisica a settimana per un totale di 66 ore annue. Un classe media comprende 27-28 studenti che debbono essere per legge interrogati oralmente 2 volte a quadrimestre. Una interrogazione dura almeno 15 minuti, ma fra il tempo che passa ad inizio e fine ora non si riescono a fare piu' di 3 persone in 60 minuti, Quindi delle 66 ore 27/3=9 se ne vanno in un giro di interrogazioni, cioe' 4x9=36 nell'arco dell'anno. Ne restano 30, di cui due se ne vanno di sicuro per i collettivi di classe/assemble d'istituto. 6 ore sono cedute per fare i compiti in classe di matematica da due ore, visto che la cattedra e' accorpata. Mediamente 4-5 volte all'anno i ragazzi vanno fuori per la mattina, e di certo almeno due ore cadranno nell'orario di fisica. Una mattina ci sara' sciopero. Un'altra il saggio di chitarra/bridge/spagnolo od il campionato di pallavvolo intescolastico e sono tutte iniziative organizzate dalla scuola, non ci si puo' opporre. Restano circa 20 ore nette all'anno, cioe' 10 a quadrimestre, per insegnare tutta la meccanica.
Aggiungiamo ora che nei licei scientifici la fisica non prevede la prova scritta, pertanto le tecniche di problem solving rimangono fuori dal programma almeno formalmente. Nelle classe quarta la situazione e' leggermente migliore visto che le ore sono 3 a settimana, ma in quinta torna ad essere disastrosa perche' il docente e' costretto a rosicchiare delle ore per dedicarle alla matematica vista la mole del programma da svolgere per l'esame ed i soliti tempi strettissimi.
Questo a mio avviso spiega perche' gli studenti che si accingono a preparare un esame di fisica all'universita' debbono immancabilmente ricominciare da capo, quasi come se la materia non avesse fatto parte del cursus studiorum alle superiori. Per le altre discipline, ad esempio matematica, se uno ha svolto un buon programma, non deve ripartire dalle disequazioni, e nel caso di facolta' non prettamente scientifiche spesso supera l'esame di matematica generale col solo programma di 5a liceo (e' una realta' ormai assodata da numerose testimonianze di ex alunni).
Secondo me il testo dovrebbe affiancare nozioni teoriche a tecniche di problem solving ed avere TUTTI gli esercizi con la soluzione ragionata. Ed inoltre l'insegnamento della fisica dovrebbe essere riservato ai soli docenti con la laurea in fisica e prevedere lo scritto.

inviato da: Francesco Poli

Commento inviato il 16-10-07

Ho saputo che in Svizzera adottano un testo edito dall'universita' di Karlsruhe e a disposizione per il download. Devo leggerlo bene - e' anche in italiano- , forse puo' dare spunti per la programmazione didattica degli argomenti:

http://www.physikdidaktik.uni-karlsruhe.de/
Breve sintesi delle impressioni che ho avuto dagli altri testi:
1) Bergamaschini: bello, profondo ma contorto nel linguaggio e talvolta nei passaggi matematici.
2) Walker: innovativo, originale e bello...per chi gia' sa la Fisica.
Saluti a tutti

inviato da: simona graziadei

Commento inviato il 30-10-07

Il monte ore settimanale/annuale per questa materia (come anche per la matematica) in una scuola come un liceo scientifico e' ridicolo per non dire scandaloso. Si fatica a fare bene quello che si vorrebbe, ci si sente sempre con l'acqua alla gola, non si riesce a portare i ragazzi in laboratorio quanto si vorrebbe se non a discapito di parti di programma comunque fondamentali... e' un peccato.

inviato da: anonimo

Commento inviato il 10-11-07

mi sembra che i libri di testo in questo momento non tendano a sviluppare la curiosità degli studenti; gli esercizi sono ripetitivi e soprattutto "matematici"; non c'è mai bisogno di schematizzare una situazione reale, scegliere le variabili ecc.per risolverli devi solo applicare una regola e questa non è fisica.
anche il mitico andare in laboratorio si riduce spesso nel proporre ed eseguire una ricetta ma il testo può proporre piccole esperienze da fare in casa: l'allungamento di un elastico attaccato da qualche parte e a cui è applicato un peso, che però è un oggetto di casa è un'esperienza possibile e così via. oppure si possono proporre domande la cui risposta si può ottenere con un esperimento;si ripropongono sempre stessi schemi, senza attenzione a come proporre i concetti importanti; (vedi il concetto di forza in Caforio, amaldi).

inviato da: Luciana Danusso

Commento inviato il 08-10-07

Commento: Spesso l'insegnamento della fisica viene affidato a matematici che per quanto conoscano la fisica non hanno quasi mai fatto laboratrio e trattano la disciplina in modo piuttosto arido e troppo teorico e molte volte non conoscono le risposte delle molte curiosita dei ragazzi

inviato da: anonimo


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