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Limiti all'accuratezza delle misure - un esempio

Come esempio dell'impossibilità di arrivare a ``misure perfette'', consideriamo il semplice caso in cui si voglia determinare la lunghezza di un certo oggetto. Potrebbe essere ad esempio il lato di un foglio di metallo dalla forma rettangolare. La definizione operativa di misura implica il confronto fra l'oggetto da misurare e un campione del metro. Da tale confronto potrà risultare che la lunghezza $ l$ dell'oggetto sia inferiore al metro, vale a dire $ 0 < l < 1$m. Supponiamo di ottenere, dal confronto dell'oggetto con i vari sottomultipli del metro, la seguente successione di risultati:
$ 0.2\,$m$ $ $ < l < $ $ 0.3\,$m,
$ 0.24\,$m$ $ $ < l < $ $ 0.25\,$m,
$ 0.247\,$m$ $ $ < l < $ $ 0.248\,$m,
$ 0.2473\,$m$ $ $ < l < $ $ 0.2474\,$m,
avendo assunto di poter interpolare, eventualmente con l'ausilio di qualche strumento ottico o meccanico, fra tacche contigue distanziate di un millimetro.

Siamo interessati a capire fino a che punto possiamo andare avanti con questo procedimento. È facile convincersi che non potremo mai giungere a determinare la lunghezza di interesse come il numero reale ``elemento di separazione fra due classi contigue''.

A mano a mano che tentiamo di determinare meglio la quantità di interesse incontriamo nuovi problemi: inizialmente sarà la rugosità delle superfici; poi l'effetto della dilatazione termica; poi ancora la lunghezza d'onda finita della luce con cui si illumina l'oggetto; si arriva alla fine - anche assumendo di poter utilizzare un ``microscopio ideale'' per il confronto - a problemi legati alla natura non continua della materia: dove finisce il foglio e dove comincia il non-foglio? Ma prima ancora di arrivare a questi limiti concettuali sorge il dubbio se veramente il nostro strumento di misura sia ``lungo un metro'', ovvero si dovrà affrontare il problema della riproducibilità e costanza del campione di misura. Non è difficile convincersi che il meglio a cui si potrà giungere è affermare che la lunghezza di interesse è compresa fra due valori

$\displaystyle l_{min} < l < l_{max}\, . $

A questo punto sorgono immediate delle domande:

Tabella: Determinazioni della velocità della luce: $ u$ ed $ e$ rappresentano rispettivamente l'incertezza dichiarata dallo sperimentatore e la differenza (``errore'') rispetto al valore nominale di $ 299^\cdot 792^\cdot 458\,$m/s assunto esatto dal Bureau Interational des Poids et Mésures.
Anno Sperimentatore $ c$ $ u$ $ e$ $ e/u$
(metodo) (km/s) (km/s) (km/s)
$ \approx 1600$ Galileo $ \infty$? - - -
(misure manuali)
1676 Roemer 214000 - -86000 -
(satelliti di Giove)
1729 Bradley 304000 - +4000 -
(aberrazione)
(posizioni stellari)
1849 Fizeau 315300 - +15300 -
(ruota dentata)
1862 Foucault 298000 500 -1800 -3.6
(specchio ruotante)
1879 Michelson 299910 50 +118 +2.4
(specchio ruotante)
1906 Rosa & Dorsey 299781 10 -11 -1.1
( $ c=1/\sqrt{\mu_\circ\epsilon_\circ}$)
1927 Michelson 299798 4 +5.5 +1.4
(specchio ruotante)
1950 Essen 299792.5 3.0 +0.04 +0.01
(cavità a microonde)
1950 Bergstrand 299793.1 0.25 +0.64 +2.6
(geodimetro)
1958 Froome 299792.5 0.1 +0.04 +0.4
(interferometro )
(a microonde)
1965 Kolibuyev 299792.60 0.06 +0.14 +2.3
(geodimetro)
1972 Bay et al. 299792.462 0.018 +0.004 +0.2
(da $ c=\lambda\nu$; laser)
1973 Evenson et al. 299792.4574 0.0012 -0.0006 -0.5
(da $ c=\lambda\nu$; laser)
1974 Blaney et al. 299792.4590 0.0008 +0.0010 +1.25
(da $ c=\lambda\nu$; laser)
1983 B.I.P.M. 299792.458 0 0 -
(assunto esatto)


Concludiamo questa discussione sull'incertezza di misura, mostrando in tabella 1.3 come si sia evoluta nel tempo la conoscenza della velocità $ c$ della luce nel vuoto da Galileo ai nostri giorni.

Si può notare la diminuzione nel corso degli anni dell'errore, inteso come la differenza fra il risultato della misura e quello ``vero''. Esso è indicato con $ e$ nella tabella. (Si ricorda che attualmente il valore della velocità della luce è assunto essere esatto, in quanto esso può essere riprodotto meglio di quanto non sia possibile riprodurre il metro. Quindi è la distanza ad essere grandezza derivata da velocità e tempo.)

Si nota nella tabella che, partire dalla metà del diciannovesimo secolo,1.4 le misure di velocità della luce sono accompagnate da una stima quantitativa dell'incertezza (indicata con $ u$ nella tabella 1.3 e non meglio definita per il momento se non qualitativamente come ``intervallo entro cui si crede ragionevolmente si trovi il valore della grandezza''). Il rapporto $ e/u$, ovvero dell'errore di misura in unità di incertezza stimata, fornisce un'idea della bontà di stima dell'incertezza stessa. La tabella mostra come il valore attuale della velocità della luce differisce al più di qualche unità di $ u$ dai valori misurati.


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Giulio D'Agostini 2001-04-02