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Dalla (11.3)
si ottiene la regola generale per una funzione qualsiasi,
mediante linearizzazione intorno ai valori attesi. Infatti se
indichiamo con
la generica funzione delle due variabili
casuali
e
, abbiamo
dove
contiene tutti i termini che non dipendono
dalle variabili casuali e che quindi
sono ininfluenti ai fini del calcolo della
varianza. L'ultimo passaggio è stato ottenuto
facendo uso della (11.3).
È generalmente sottointeso
che le derivate vadano calcolate nel punto di migliore stima di
e
di
.
Il caso generale va da sé.
Si ricordi che la (11.4) è basata su una linearizzazione.
La funzione deve essere abbastanza lineare un certo numero
di deviazioni standard intorno alle migliori stime delle
variabili di partenza.
Questo è generalmente vero
se le
sono molto minori delle stime. Se la funzione è lineare
non c'è nessun vincolo sul valore di
. Ad esempio,
se
, con
e
, si ha
.
Per quanto riguarda l'uso della formula di propagazione,
si raccomanda di fare una lista dei
contributi all'incertezza
totale dovuti a ciascun termine da cui la grandezza finale
dipende. Questo permette di capire quale contributo sia
maggiormente
responsabile e sul quale bisogna intervenire al momento di
pianificare un nuovo esperimento. Quindi la formula
(11.4) può essere riscritta nel seguente modo,
didatticamente più valido:
 |
(11.5) |
ove con ``
'' si è indicata l'operazione
di somma in quadratura.
C'è un altro modo interessante di riscrivere questa formula:
 |
(11.6) |
in cui
e
indicano i contribuiti
all'incertezza dovuti a ciascuna delle grandezze da cui
dipende. È infatti istruttivo abituarsi a pensare in termini
delle componenti all'incertezza totale, piuttosto che usare
ciecamente la formula (11.4).
È inoltre importante
dare alle derivate il significato
di coefficiente di sensibilità, nel senso che,
maggiore è la derivata, maggiore è la variazione di
a parità di variazione di
o di
.
Naturalmente le (11.4)-11.6 si
generalizzano facilmente al caso di molte variabili. Inoltre, d'ora
in poi useremo il simbolo ``
'' invece di ``
,
anche se bisogna tenere ben in mente che si tratta sempre di
formule approssimate, a meno che la funzione non sia lineare,
ovvero la grandezza finale è combinazione
lineare di quelle iniziali.
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Giulio D'Agostini
2001-04-02