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Occupiamoci ora dell'intervalli di tempo
che intercorre fra due conteggi successivi, ovvero
del tempo di attesa per registrare un conteggio a partire
da un istante arbitrario. Si tratta di un numero aleatorio continuo
descritto da una distribuzione esponenziale negativa
con
s
. Più comunemente è scritta
in termini di
come
con
s.
Da questa distribuzione possiamo derivare tutte le affermazioni
probabilistiche di interesse.
- Previsione e incertezza di previsione valgono
quindi ci aspettiamo grandi fluttuazioni dei tempi osservati.
- Fissati dei valori di tempo, ad esempio 1, 2, 4, 10 e 20
secondi, possiamo calcolare le probabilità di osservare
un tempo di attesa inferiore o uguale ad essi
- Se ripetiamo l'esperimento
volte ci aspettiamo che il
numero di volte che si osserveranno
tempi di attesa inferiori a
sia
(usando la notazione ``previsione
incertezza di previsione'')
ovvero frequenze relative
Otteniamo, ad esempio:
le quali, essendo
corrispondono anche alle frequenze relative
espresse in percentuali.
È interessante confrontare queste previsioni con quanto ``osservato''
nell'esperimento simulato (vedi tabelle 1.2
e 5.1). Il numero di volte che si è verificato un
tempo di attesa inferiore a 1, 2, 4, 10 e 20 secondi è, rispettivamente:
19, 30, 50, 83 e 99, in ``ottimo accordo'' con le
previsioni.
A questo punto è importante notare
come i dati simulati non siano stati
minimamente truccati o, per dire la stessa cosa con un
eufemismo, ``filtrati per ragioni didattiche''.
Il fatto è che è semplicemente
molto poco probabile ottenere distribuzioni di frequenze relative
che si discostano molto dalla distribuzione di probabilità
e pertanto sarebbe stato ``sorprendente'' non osservare
una distribuzione non in accordo, entro le incertezze di previsione,
con le previsioni stesse.
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Giulio D'Agostini
2001-04-02