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Teorema di Bernoulli
Riprendiamo quanto detto nel paragrafo
7.13. Considerando
prove indipendenti,
la previsione dellla frequenza relativa di successo,
che per comodità chiamiamo
(uguale a
del paragrafo
7.13), abbiamo
Procedendo per analogia al caso precedente otteniamo:
L'interpretazione di questa disuguaglianza, nota come
teorema di Bernoulli, è analoga
a quanto visto per
:
al crescere di
diventa sempre meno probabile
osservare valori di frequenze relative che differiscono molto da
.
Essendo questo uno dei teoremi più intriganti del calcolo
delle probabilità, merita una serie di osservazioni.
- La formulazione va intesa in termini di probabilità e non di certezza.
- Il teorema non implica assolutamente che, se per un certo
lo scarto
è grande, allora per
la frequanza relativa
``debba recuperare'' per ``mettersi in regola con la legge''.
(Nel seguito mostreremo, come esercizio, la fallacia dell'interpretazione
della legge dei grandi numeri per aspettarsi che i numeri ritardatari
al lotto recuperino.)
- Esso non giustifica la ``definizione'' frequentista di probabilità.
Affermando infatti che ``è molto probabile che la frequenza non differisca
molto dalla probabilità'' si sta assumendo il concetto di probabilità.
Inoltre:
- Non si dimentichi che il teorema di Bernoulli ...è un teorema,
basato sulle regole di base dalla probabilità e su tutte le proprietà
che ne derivano. Quindi non può definire il concetto di probabilità.
- Su tale argomento è molto convincente de Finetti
``Per quanti tendono a ricollegare il concetto stesso
di probabilità alla nozione di frequenza, tali risultati
[che
``tenda a
''] vengono ad assumere un ruolo di
cerniera per convalidare tale avvicinamento o identificazione
di nozioni. Logicamente non si sfugge però al dilemma che la
stessa cosa non si può assumere prima per definizione e poi
dimostrare come teorema, né alla contraddizione di una
definizione che assumerebbe una cosa certa mentre il teorema
afferma che è soltanto molto probabile.
- Si noti inoltre che la condizione di
costante implica
che essa sia prefissata a priori e che anche le valutazioni sui possibili
esiti di
siano fatte prima di iniziare le prove (o in
condizione di incertezza sul loro esito).
- Ciò nonostante, vedremo come la frequenza relativa di
prove effettuate possa essere utilizzata per valutare
,
ma questo è un problema inferenziale che c'entra poco con il
teorema di Bernoulli (il
quale ha a che vedere, per dirla alla buona, soltanto con
``affermazioni probabilistiche su frequenza
relative future, o comunque ignote'').
Facciamo degli esempi pratici
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Giulio D'Agostini
2001-04-02